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Peseggia

Peseggia

Peseggia è un piccolo paese di 3600 abitanti che sorge ameno e pacifico nelle rigogliose campagne lungo la via Moglianese nell’entroterra veneziano.

La sua vocazione prettamente agricola rispecchia quella che per secoli è stata la sua attività principale, vale a dire il lavoro delle terre, tanto che la tradizione orale ne fa discendere l’origine del nome stesso ai piselli che abbondanti e deliziosi venivano e vengono tuttora coltivati nella stagione primaverile in loco.

Fino all’inizio della seconda guerra mondiale nel mese di maggio durante il periodo di raccolta veniva svolto sotto il portico dell’osteria Visentin (dagli anni ’50 chiamata al Pisello) il mercato dei bisi al quale giungevano i migliori fruttivendoli veneziani che li portavano in città.

La storia di Peseggia

L’origine di Peseggia è sicuramente antica e la si potrebbe far risalire al periodo romano in quanto il paese sorge all’interno della centuriazione di Altino, posto non a caso all’incrocio di un decumano (via Verdi – Ponte Nuovo) e di un limes intercisivus.
Non lontano dal centro del paese, in località Cà Nove, qualche secolo fa due contadini nell’intento di piantare un nuovo filare di viti ritrovarono una tomba romana in perfetto stato di conservazione a testimoniare la presenza romana nell’area.

Le prime memorie scritte invece compaiono nel 1146 quando viene menzionato il sacerdote Johannes de Pisilia in un documento del Vescovo di Treviso attraverso il quale quest’ultimo prendeva possesso della pieve di Meolo.

Peseggia era compresa nella giurisdizione del comune medioevale di Treviso mentre religiosamente dipendeva dalla pieve di Martellago che incorporava a se anche le chiese di Robegano, Maerne e Cappella, e che mandava ogni settimana un cappellano a celebrarvi la messa presso, forse, l’oratorio di Cà Bernardo.

Peseggia passò successivamente sotto la podesteria di Mestre fino alla caduta della Repubblica di Venezia quando per decreto di Napoleone, nell’intento di riordinare amministrativamente il nuovo territorio conquistato, venne costituito il comune censuario di Peseggia posto nel cantone di Noale, distretto di Castelfranco, dipartimento del Tagliamento. Nel 1815 venne inglobato al comune di Scorzè.

Le bellezze artistiche

Peseggia grazie alla disponibilità di fertili e floride terre fu fin dal 1400 meta dei nobili veneziani che la scelsero come meta per costruire le loro case di villeggiatura molte delle quali sono giunte fino ai giorni nostri e che abbelliscono ed impreziosiscono il paese tutt’ora.
L’edificio più antico e prestigioso è Cà Bernardo Morchio databile tra la fine del 1300 e gli inizi del 1400 appartenuta anche a Cristoforo Moro nobile veneziano e cugino del Doge.

Al suo interno conserva una serie di splendidi affreschi del XVI secolo attribuibili ad un seguace del Pozzoserrato: nel salone centrale le pareti sono affrescate con raffigurazioni legate alla vita ed alle attività nelle campagne durante le varie stagioni mentre le stanze interne raffigurano una serie di scene bibliche; affreschi tutti saggiamente curati e conservati dagli attuali proprietari Favaro.

Altra villa di notevole interesse architettonico è villa Bragadin Facchin appartenuta al conte Zilio Bragadin primo sindaco del comune di Scorzè. La sua mole imponente con la lunga barchessa laterale porticata ne fanno uno dei gioielli del centro del paese. Così come villa Spangaro che immersa nelle lussureggianti campagne svetta dalle fronde degli alberi con le sue due barchesse laterali lungo la strada che porta a Zero Branco.
Numerose sono le ville venete di Peseggia tra le quali villa Tasca, la Barchessa, villa Buratti, Cà Marzari Busatto, palazzo Merli, villa Massa e palazzetto Berton; numerose anche quelle ormai scomparse come la memorabile Cà Falier e villa Luca Grimani.
Tra le bellezze artistiche di Peseggia compaiono anche le due chiese: quella vecchia intitolata a San Nicolò realizzata già dal 1473 e consacrata nel 1709 all’interno conserva ancora pregevoli affreschi ottocenteschi del Bevilacqua rappresentati l’adorazione dei pastori e il sacrificio di Abramo.

La nuova chiesa invece venne consacrata nel 1940 in sostituzione della precedente ormai insufficiente per la comunità peseggiana; su progetto dell’architetto Candiani vennero realizzati il nuovo campanile nel 1929 sullo stile delle torri senesi, e la chiesa in stile bizantino moderno. Oggi la chiesa intitolata anch’essa a San Nicolò porta anche il titolo di Santuario dell’Addolorata.
Nelle campagne sono presenti due graziosi oratori gentilizi uno dedicato a San Paolo (di epoca memorabile) e l’altro a Sant’Antonio del 1928 i quali attraggono a se ancora oggi, specialmente nel mese di maggio, gruppi di fedeli raccolti in preghiera.