"Scorzè città dell'acqua e degli ortaggi, al centro delle tre province di Venezia, Treviso e Padova"

I bisi di Peseggia

La comunità di Peseggia si dimostra oggi come allora cordiale e socievole, dedita al lavoro delle campagne e alla raccolta dei suoi frutti.

Tra la fine del Settecento e l’Ottocento Peseggia era famosa per la produzione di dolcissime pesche a tal punto che nel 1801 un contadino raccolse da un filare di 148 piante adulte 30.000 libbre venete di frutta (circa 10.000 kg).

Ma dal Novecento la storia di Peseggia è indubbiamente legata ai piselli, dolcissimi legumi primaverili elemento fondamentale di quel gustoso piatto che sono i risi e bisi.

La prima sagra dei piselli di Peseggia è datata 1933 ed organizzata su iniziativa dell’Opera Nazionale Dopolavoro, mentre l’attuale festa dei Bisi ebbe inizio nel 1969 e riscosse fin da subito una grande partecipazione popolare, animata dai volontari, dalla gente del paese e da quelli provenienti dai comuni circostanti.

Novità di quest’anno è l’affiliazione del marchio De.Co. ai bisi di Peseggia che ne certifica la qualità e la produzione in loco garantendo al consumatore un prodotto di qualità e dal gusto inconfondibile.

Il radicchio rosso di Treviso IGP

Il Radicchio Rosso di Treviso varietà tardiva

Radicchio Rosso di Treviso IGP in contivazione a campo aperto
Radicchio Rosso di Treviso IGP in lavorazione con la messa in
Radicchio Rosso di Treviso IGP a termine lavorazione, pronto per il consumo.

In base ai disciplinari di produzione, il Radicchio rosso di Treviso I.G.P. si può coltivare in una ristretta area posta a cavallo del fiume Sile, caratterizzata dall'abbondanza di acque. Qui sgorga acqua millenaria dalle viscere del sottosuolo a temperatura e portata costante per tutto il tempo dell’anno; qui, la nascita dei fiumi di risorgiva più lunghi d’Europa tradisce una morfologia del sottosuolo unica. I percorsi sotterranei delle acque di falda consentono meccanismi di autodepurazione molto efficaci, restituendo quindi al bacino sotterraneo un’acqua microbiologicamente pura.

Particolare il territorio, quindi, particolare l’acqua; il terzo ed essenziale elemento è la mano dell’uomo. Basti pensare che del radicchio che vediamo nei campi, seminato d’estate e raccolto dopo le prime brine, non una sola foglia giunge nel piatto dei consumatori: la parte edibile del radicchio cresce tutta dopo la raccolta, e quindi fuori dal campo. Derivante da una varietà di cicoria selvatica, il nostro radicchio (Cichorium intybus) è stato considerato, nella storia, un alimento povero per poveri, un’erba commestibile dalle qualità benefiche ma dal gusto poco gradevole; tuttavia, ad un certo punto, si scoprì che, messa a dimora in un ambiente temperato la pianta era in grado di crescere un cuore tenero a costa bianca, dolce e croccante.
E’ il miracolo dell’imbianchimento, operato al coperto, un tempo su arena o strame di letame fermentate e quindi calde, oggi a bagno in abbondante acqua di risorgiva per garantire una temperatura costante a 12 – 14°C, più pulizia, controllo e qualità del risultato. Con la posa dei mazzi di radicchio in vasche d’acqua con frequente ricambio si ovviano i problemi di marcescenza dei diversi gradi di maturazione delle piante e di imbianchimento parziale, quello che renderebbe amarissime le foglie del radicchio, immangiabili.

Dopo la fase di imbianchimento-forzatura che dura circa due settimane, poco più, seguono le fasi del finissaggio, cioè l’asciugatura dei cespi adagiati su fondo in sabbia a temperatura un po’ superiore per due o tre giorni, e quindi la toelettatura, con la quale si liberano i cespi dai legacci e o dalle gabbie, si asportano le foglie esterne deteriorate o prive dei requisiti minimi fino ad ottenere un germoglio con le caratteristiche previste, si taglia e si scorteccia il fittone (la radice principale) in misura proporzionale alle dimensioni del caspo. L’operazione di toelettatura deve essere eseguita immediatamente prima dell’immissione nella filiera distributiva del prodotto.

La varietà precoce

E’ la varietà meno pregiata in quanto non raggiunge le caratteristiche di consistenza e gusto esclusive della varietà tardiva, ma, se prodotto secondo il disciplinare del Consorzio, rappresenta un prodotto di ottima qualità con proprietà nutritive del tutto simili a quelle del parente più nobile.

Il Radicchio rosso di Treviso precoce prevede l’imbianchimento-forzatura sul campo: i cespi, in pieno campo, vengono legati chiudendo le foglie all’estremità superiore al fine di inibire il normale processo di fotosintesi, per il tempo necessario al raggiungimento del giusto grado di maturazione. Segue quindi la toelettatura con modalità analoghe a quanto descritto in precedenza.

Coltivazione biologica

La coltivazione bio richiede più attenzione che pesticidi, tra l'obbligo della rotazione delle semine e il divieto assoluto di additivi nelle vasche, tanto da ridurre a zero la presenza di residui nei neonati cespi di radicchio.

Attualmente a produrre il radicchio di Treviso I.G.P. sono un centinaio di aziende, le biologiche certificate si contano sulle dita di una mano.

Il valore di un prodotto

L’attribuzione di una identità, e quindi di un nome e di un cognome ad un ortaggio, non è una questione oziosa, poiché in effetti il territorio, la pianta e la mano del contadino che la coltiva presentano caratteristiche talmente singolari che, assieme, rappresentano un unicum.

Riconoscere l’I.G.P. al Radicchio rosso di Treviso significa riconoscere il valore storico di un bacino idro-geologico tra i più importanti d’Europa che fa sgorgare in superficie acque pure ed incontaminate di falda, ambiente temperato ideale per mettere a dimora e controllare la crescita extra agro della cicoria; significa riconoscere la vocazione del territorio stesso per tali tipi di coltivazione, vista la destinazione alla coltivazione dei radicchi in generale, nel solo Veneto, di un’estensione pari alla metà degli ettari mondiali; significa riconoscere valore ad un ortaggio ricco di storia e vicende, umile e nobile ad un tempo, perché è riuscito ad offrire un’opportunità di crescita economica ad una città e al suo territorio.

La terra degli orti

 

 

Una terra unica ed una civiltà umana che la abita e la lavora con passione. Una sapiente e secolare organizzazione idrica ed agraria che rende possibile il miracolo di una produzione agricola ed orticola di prim’ordine. Un ordinato sfruttamento degli spazi fondiari che una coltivazione intensiva rende abbondanza e ricchezza per l’intero territorio. Un’armoniosa successione di siepi ben curate, fossati colmi d’acqua, giardini ed orti multicolori, una vera Terra degli Orti. La Pro Loco di Scorzè lancia un marchio che rispecchia la tradizione, la vocazione e la specificità del proprio territorio, creando un valore aggiunto per le molteplici produzioni di verdure e ortaggi del territorio del Comune di Scorzè.

L’obiettivo è quello di coordinare produttori, istituzioni, operatori dell’ospitalità, della comunicazione e del turismo nella promozione a tutto tondo di un territorio e delle sue specificità gastronomiche, cogliendo l’opportunità data dalla nuova sensibilità per i prodotti certificati, quelli a km zero e in generale tutto il movimento legato al mangiar sano e naturale.

Il paniere di verdure ed ortaggi offerto dal nostro territorio è di indubbia qualità: ai prodotti principi che godono della promozione di una organizzazione e di una manifestazione (asparago di Badoere I.G.P., fragola, pomodoro, pisello di Scorzè De.Co., Radicchio rosso di Treviso I.G.P.), se ne aggiungono molti altri (kiwi, patata americana, peperone, …), fino a completare l’intera gamma delle verdure di stagione, come a dire qualità e bontà nella Terra degli Orti.

Ricette

  • Pasticcio gratinato di fiori rossi di Treviso